lunedì 14 settembre 2020

La lotta integrata in agricoltura

La lotta integrata è una pratica di difesa delle colture che prevede una drastica riduzione dell'uso di fitofarmaci attraverso una metodologia alternativa rispetto all’utilizzo esclusivo di sotanze chimiche. In pratica, la difesa integrata è una strategia che consente di limitare i danni derivanti dai parassiti delle piante utilizzando tutti i metodi e le tecniche disponibili nel rispetto dell’ambiente e della salute dell’uomo.


Foglia di pomodoro attaccata da mosche bianche (danno indiretto)


La normativa

La Direttiva CE n.128 del 21 ottobre 2009 che istituisce un quadro per l’azione comunitaria ai fini dell’utilizzo sostenibile dei pesticidi, definisce la difesa integrata come: “l’attenta considerazione di tutti i metodi di protezione fitosanitaria disponibili e la conseguente integrazione di tutte le misure appropriate, volte a scoraggiare lo sviluppo di popolazioni di organismi nocivi e che mantengono l’uso dei prodotti fitosanitari e altre forme d’intervento a livelli che siano giustificati in termini economici ed ecologici, riducendo o minimizzando i rischi per la salute umana e per l’ambiente.”

La difesa fitosanitaria integrata delle colture agrarie è quindi una tecnica di produzione a basso impatto ambientale che ha come finalità, quella di ottenere produzioni agricole vegetali accettabili dal punto di vista economico, realizzate in modo da ridurre i rischi per la salute umana e per l’ambiente



Cos’è la lotta integrata

Nata inizialmente come metodologia atta a contenere i costi dei trattamenti chimici sulle colture agrarie, si è poi “affermata” rispetto alla difesa chimica a calendario che mirava per lo più all’eliminazione dell’agente di danno, come metodo in grado di raggiungere un equilibrio che sia economicamente vantaggioso per l’agricoltore e sia rispettoso dell’uomo e dell’ambiente. 

La difesa esclusivamente chimica, procedimento sempre meno utilizzato, in quanto presuppone interventi costanti a calendario legati alla frequenza del trattamento indipendentemente dalle condizioni e dai danni, risulta essere per la sua efficacia, di breve durata, aumentando allo stesso tempo il rischio di comparsa di organismi bersaglio non più sensibili ai prodotti utilizzati e anche non più economicamente sostenibili. La difesa integrata invece, al contrario della sola difesa chimica, determina una progressiva riduzione degli interventi che avranno lo scopo di riportare la coltivazione in uno stato di equilibrio; per fare questo però sono necessarie delle conoscenze di base ma soprattutto un costante impegno in campo per monitorare lo stato di salute della coltura.

Rispetto ad una difesa chimica “a calendario”, la difesa integrata, utilizza degli interventi in base ad un attento calcolo dei costi, realizzando in questo modo un vantaggio economico nel lungo periodo, determinato sia da un minor numero di interventi, che, molto spesso, da un minor costo degli stessi. A differenza di una difesa esclusivamente chimica, si dovrà valutare anche le possibilità di utilizzare metodi che abbiano minori effetti indesiderati, in modo particolare quelli relativi alle specie ed alle superfici non bersaglio dell’intervento, inclusi gli insetti antagonisti delle specie dannose, gli impollinatori e la complessa micro/macro fauna del terreno; a tal proposito è preferibile utilizzare metodi di controllo agronomici, biologici, ecc., così da ridurre i rischi legati all’uso di prodotti fitosanitari. Per questo motivo utilizzando la difesa integrata, sono necessarie, tra l’altro, un’approfondita conoscenza delle malattie delle colture coltivate, ed una costante presenza in campo per monitorare lo stato di salute delle coltivazioni in atto, questo per poter intervenire in modo mirato e puntuale.


Scorcio di campo di grano coltivato con difesa integrata


Applicazioni e scopi

I principali accorgimenti di difesa possono essere così riassunti:

  • uso di fitofarmaci poco o per niente tossici per l'uomo e per gli insetti utili;
  • lotta agli insetti dannosi tramite la confusione sessuale (uso di diffusori di feromoni);
  • fitofarmaci selettivi (che vanno a colpire solo alcuni insetti – quelli dannosi per la coltura in campo);
  • fitofarmaci che possono essere facilmente denaturati dall'azione biochimica del terreno e dall'aria;
  • lotta agli insetti dannosi tramite tecniche di autocidio, come per esempio la tecnica dell'insetto sterile (SIT);
  • analisi e previsioni del verificarsi delle condizioni utili allo sviluppo dei parassiti, in modo da irrorare con fitofarmaci specifici solo in caso di effettivo pericolo di infezione e non ad intervalli fissi a scopo preventivo (modello difesa chimica);
  • lotta agli insetti dannosi tramite l'inserimento di altri che siano loro predatori naturali e che non siano dannosi alle coltivazioni (lotta biologica);
  • uso di varietà colturali maggiormente resistenti e certificate;
  • metodi agronomici quali le rotazioni colturali;
  • eliminazione di piante infette.

La difesa integrata è quindi una strategia di protezione delle colture che unisce l’efficacia con la convenienza, il rispetto dell’ambiente con la qualità del prodotto, ed è attuabile anche su larga scala.

Lo scopo principale della lotta integrata è quello di sfruttare i fattori biotici e abiotici di regolazione interna agli ecosistemi, così da avere un vantaggio e utilizzare tutti gli strumenti possibili non limitandosi solo ai mezzi chimici, ma sfruttando anche elementi biologici, culturali e biotecnologici. Questo approccio è prevalentemente usato nella lotta contro gli insetti, ma si può estendere nella lotta contro tutti gli organismi dannosi quali per esempio i funghi e i roditori. L’obiettivo principale è quello di mantenere l'organismo dannoso entro una soglia limite oltre al quale l'organismo stesso crea un danno, cercando di contenerlo il più possibile. Nella difesa integrata non si è quindi semplici spettatori ed esecutori di interventi prestabiliti, ma si diventa protagonisti attivi sia a livello decisionale che operativo, con effetti positivi sia sull’ambiente nel suo complesso e sia sulla salute umana, ma soprattutto sulla qualità dei prodotti agricoli che vengono poi consumati e commercializzati; è pertanto fondamentale che tale metodologia venga applicata con una assistenza tecnica qualificata per poter ottenere migliori risultati possibili sia in termini di produttività che di economicità.




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