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martedì 9 agosto 2022

IFS - International Food Standard

IFS Food è stato il primo standard IFS (acronimo di International Featured Standards), ossia un sistema di controllo unificato dei sistemi di qualità e sicurezza, applicato a tutti i livelli della produzione nei quali gli alimenti vengono lavorati (aziende alimentari o aziende che confezionano prodotti alimentari sfusi). L'IFS Food vale in particolare per la trasformazione e lavorazione, il trattamento di prodotti sfusi e le attività effettuate durante il primo confezionamento. Da qualche anno IFS ha iniziato con la pubblicazione dell'IFS Food e poi ha sviluppato ulteriori standard quali IFS Logistic: applicabile sia per prodotti alimentari che non alimentari. (Wikipedia)


IFS Logistics

IFS Logistic (o ILS - International Logistic Standard) è uno standard stilato da retailer tedeschi e francesi in collaborazione con esperti internazionali e ha come obiettivo principale quello di monitorare quanto succede tra produzione e distribuzione, applicando questo modello anche ad aziende di servizi di logistica e trasporti. Lo standard è utilizzabile sia per prodotti alimentari che non alimentari, e copre tutte le attività di trasporto, stoccaggio, distribuzione, carico e scarico verso tutti i tipi di logistica: consegna su strada, ferrovia e nave, trasporto refrigerato/congelato o senza raffreddamento.

IFS logistics è la risposta alle richieste dei mercati internazionali che richiedono aziende specializzate e competenti nel contesto logistico per la gestione di alimenti e materiali per il confezionamento; gli obiettivi più importanti di questi protocolli sono:

  1. avere uno standard ed un sistema di valutazione uniforme
  2. utilizzare enti di certificazione e auditor esterni accreditati e qualificati
  3. procedere rendendo trasparente e comparabile tutta la catena produttiva
  4. diminuire i costi per i retailer e fornitori, compresi quelli legati alla logistica

L’importanza di una certificazione IFS per gli operatori del comparto logistico consentirà loro di avere una documentazione internazionalmente valida in grado di garantire i clienti presenti e futuri, relativamente ai requisiti di sicurezza e legalità in ambito alimentare (e non), dando anche di riflesso un forte impulso commerciale a garanzia delle proprie attività.

Certificarsi secondo gli standard IFS Logistics, alla pari con la certificazione BRC (Britisch Retail Consortium), è altamente qualificante, soprattutto perché richiesta dalle catene internazionali della GDO per servizi di logistica e stoccaggio, consentendo anche un rapido controllo ai processi di qualifica per gli appalti di fornitura.




La certificazione

Prima di essere sottoposta a un audit, l'azienda dovrà studiare nei dettagli tutti i requisiti Standard IFS Logistics, dopodiché dovrà valutare il proprio stato al fine di arrivare a svolgere tutti i miglioramenti richiesti in modo che gli standard previsti siano rispettati.

Alla data dell’audit per ricevere la certificazione, l’impresa dovrà avere una copia del modello vigente (attualmente versione 7) al fine di prepararsi all'audit iniziale, inoltre, potrà richiedere anche un’ispezione preliminare a uso interno per verificare nel dettaglio i requisiti. 

Al fine di eseguire l'audit IFS, l'azienda dovrà nominare un organismo di certificazione in possesso dell'approvazione per l'esecuzione dei controlli utili ai fini certificativi. Solamente gli Enti di Certificazione approvati da IFS ed in possesso di un accreditamento potranno condurre verifiche IFS ed emettere certificati. L'elenco di tutti gli Enti di Certificazione internazionali approvati IFS, paese per paese, sono disponibili sul sito ufficiale https://www.ifs-certification.com. È responsabilità dell'impresa che intenderà certificarsi, verificare che l’Ente di certificazione sia accreditato per la certificazione IFS Food.

Lo scopo dell’audit, la sua durata e i requisiti per la stesura dei rapporti, dovrà essere chiaro all’atto della stesura del contratto fra le parti, inoltre, all’interno dell’accordo, dovranno essere presenti anche i riferimenti all’Integrity Program che dia la possibilità di una verifica sull’ubicazione dell’attività produttiva organizzato dall’ufficio Assicurazione Qualità IFS.

Altri fattori importanti dovranno essere dettagliati nell’accordo tra ente di certificazione e azienda, in quanto fondamentali nel determinare il tempo necessario per un’esaustiva verifica. Questi elementi sono:

  1. dimensione azienda/fornitore di servizi
  2. tipo e dimensione della produzione/provider di servizi
  3. lo scopo dell’audit
  4. il numero di persone impiegate nel sito atto ad essere certificato 
  5. qualora fosse un rinnovo di certificazione e comunque per gli anni successivi all’accreditamento (i rinnovi sono annuali), il numero di non conformità riscontrate nel precedente audit.

L’Ente di certificazione dovrà preparare il piano di audit includendo i dettagli adeguati riguardo il campo di applicazione e la complessità dell'ispezione, specificando quali prodotti o servizi dell'azienda saranno destinati a essere soggetti a essere certificati. L'impresa potrà essere auditata solo nel momento in cui stia effettivamente producendo i prodotti o servizi oggetto di certificazione. 

Il piano di audit stabilito dovrà essere inviato all’azienda da auditare prima dell’ispezione, questo per garantire la disponibilità delle persone responsabili nel giorno in cui si procederà ai check definiti ai fini del certificato.






martedì 25 gennaio 2022

Il Packaging alimentare

Un imballaggio (o imballo), è uno strumento utile alla conservazione di un bene per facilitarne la conservazione e facilitarne in tal modo il trasporto. Per riferirsi ad esso, è molto comune l'uso del termine inglese packaging: quest'ultimo, tuttavia, nel significato originale, assume un'accezione più ampia, ricomprendendo non solo la necessaria conservazione materiale del bene (scopo dell'imballaggio), ma andando a toccare anche gli aspetti immateriali del processo produttivo, industriale ed estetico. Al contrario, il termine italiano "imballaggio" assume un significato più ristretto, relativo all'involucro materiale, o all'operazione (o al complesso di operazioni) attraverso cui la merce viene racchiusa in un contenitore. (Wikipedia)

La normativa

La normativa italiana disciplina l’imballo come prodotto o composto di materiali di qualsiasi natura, adibito a contenere e a proteggere determinate merci, dalle materie prime ai prodotti finiti, in modo da consentire la loro manipolazione e la loro consegna dal produttore al consumatore o all'utilizzatore al fine di assicurare la loro presentazione; definizione valida anche per gli articoli a perdere usati allo stesso scopo (art. 35, lett. a), ex decreto legislativo 22/97, ora art. 218 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 recante Norme in materia ambientale. Secondo tale classificazione presente all’interno del medesimo decreto, in Italia gli imballaggi sono distinti in tre tipi o categorie funzionali: imballo primario (per la vendita), imballo secondario (multiplo), imballo terziario (per il trasporto).




Il pack alimentare

Il confezionamento degli alimenti è un’operazione con cui viene applicata ad un prodotto alimentare una protezione fisica, chiamata imballaggio, che annulla o minimizza l'influenza dell'ambiente esterno. 

Gli imballaggi alimentari devono essere realizzati con materiali che non dovrebbero mai rilasciare sostanze tossiche o pericolose. Tuttavia, alcuni pack, specialmente se a contatto con un cibo caldo o lipofilo (in cui si possono sciogliere sostanze grasse), potrebbero rilasciare nell'alimento sostanze di tipo diverso e di quantità varia. Una corretta progettazione del packaging secondo i parametri dal D.M. 21/3/197, andrebbe a minimizzare le cessioni da parte della confezione all'alimento in modo da evitare problematiche di natura tossica. Materiali utilizzati per il confezionamento dei prodotti alimentari, devono avere caratteristiche particolari legate alla peculiarità della destinazione, per esempio:

  1. Non essere tossici e soprattutto compatibili con il tipo di alimento con cui devono venire a contatto.
  2. Garantire al prodotto un’adeguata protezione sanitaria, in modo da essere impenetrabili e fungere da barriera all'ingresso di microbi, polveri e sporcizia in genere, oltre che resistere all'attacco di insetti ed eventuali roditori.
  3. Evitare problematiche legate all’umidità ed eventualmente allo scioglimento dei grassi, in pratica essere termoresistenti.
  4. Evitare dispersioni (sia in entrata che in uscita) di gas e odori.
  5. Proteggere dalla luce oppure avere una buona trasparenza, in modo da evitare alterazioni legate alla luminosità.
  6. Resistenza ad eventuali traumi meccanici, evitare manomissioni ed eventualmente rivelare qualora ve ne fossero.
  7. Facile e maneggevole da aprire e anche eventualmente da richiudere (se fosse necessario), in modo da essere utilizzato nel modo corretto per poi essere smaltito secondo le normative vigenti in materia di igiene urbana.
  8. Adeguato nelle dimensioni, nella forma e nel peso, in modo da dare valore aggiunto in funzione del contenuto.
  9. Essere conforme alle nome di commercializzazione: l'imballaggio determina l'unità di vendita (oltre alle eventuali sub-unità), pertanto deve avere tutte le informazioni necessarie per una corretta identificazione merceologica dell’alimento, comprensiva di etichetta in grado di fornire le caratteristiche fisiche e nutrizionali, le modalità di conservazione e di utilizzo (se da conservare in frigorifero o meno, shelf life all’apertura e totale), i termini di scadenza e le indicazioni di tracciabilità (lotto di produzione), l’individuazione del produttore (eventualmente chi lo commercializza) ed eventuali immagini e colori suggestivi per l'acquisto.
  10. Pack utili alla movimentazione di magazzino e trasporto, i prodotti finiti presenti nei depositi alimentari così come le spedizioni, come anche le materie prime, devono avere un imballaggio tale da poter essere gestite al meglio in fase di carico, scarico e stivaggio, per garantire la massima efficienza per unità di dimensioni (piccole o grandi) e forme regolari, in modo da poter avere una massimizzazione economica, magari grazie anche all’ausilio di opportuni mezzi meccanici (carrelli, nastri, containers, ecc.).

In funzione alle caratteristiche per modalità di applicazione, gli imballaggi possono essere suddivisi in tre categorie:

  1. Imballaggio primario, per quei materiali che devono essere a diretto contatto con il prodotto.
  2. Imballaggio secondario, ossia un secondo rivestimento esterno all’alimento, non sempre né obbligatoriamente presente, utile però ad aumentare la protezione meccanica e a dare una forma migliore per la movimentazione di magazzino, oppure più semplicemente per realizzare un impatto visivo migliore ai fini dell'acquisto.
  3. Imballaggio terziario, legato al trasporto, per esempio casse, grandi cartoni, pedane, bins, ecc. Qualora invece fossero trasportati prodotti liquidi (esempio latte), polveri (esempio farina) o granulati (esempio zucchero) in grandi quantità sfuse, il mezzo di trasporto (cisterna o altro) fungerà contemporaneamente sia da imballaggio primario e che terziario.


Il pack sostenibile

La sostenibilità alimentare passa anche dalla protezione di alimenti e di confezioni che ne conservano meglio i prodotti e contemporaneamente non inquinano in quanto biodegradabili. A tal proposito, negli ultimi anni, la ricerca attorno al packaging sostenibile o green, da parte di aziende e startup di tutto il mondo, sta diventando molto importante vista la sensibilità ecologia su questo tema sempre più centrale nelle politiche economiche delle aziende alimentari. Di imballaggi sostenibili in commercio se ne possono ormai trovare di diverso di tipo che spaziano da lavorazioni di vegetali al recupero di materie prime.

I funghi e le alghe sono fra le sostanze naturali maggiormente studiate ed utilizzate per avere packaging sostenibili, tuttavia, negli ultimi anni anche foglie d’ulivo per contenere salmone affumicato o pellicole alimentari al chitosano stanno iniziando a guadagnare fette di mercato.

Vi sono poi soluzioni di packaging innovativo e futuristico, come ad esempio l’imballaggio

commestibile Wikicell, creato da un professore di Harvard che si basa su una membrana protettiva edibile per alimenti fatta di carboidrati, particolarmente utile per le confezioni di yogurt e bevande alcoliche. Altre soluzioni nuove di pack sono gli imballi cosiddetti intelligenti, dotati di linguette speciali che cambiano colore se lalimento scade segnalandolo in maniera inequivocabile. Per cibi liquidi sono presenti involucri biodegradabili e solubili in acqua, utilizzati in cibi come zuppe e minestre.

Considerando gli studi in essere e i progressi della ricerca, nei prossimi anni potremmo avere ulteriori e importanti sviluppi in materia di packaging, anche alla luce del fatto che la sensibilità e il tema ecologico sono ormai sempre più importanti non solo per le aziende, ma soprattutto fra i consumatori.



Agr.Dott. Mauro Bertuzzi



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