giovedì 30 novembre 2023

Orto sul terrazzo: alcuni piccoli consigli

La coltivazione dell’orto sta diventando uno degli hobby più apprezzati. Di recente questa passione si sta diffondendo sempre di più anche fra coloro che, vivendo in un appartamento in città, decidono di coltivare verdure e piante officinali sul proprio balcone. L’interesse per l’auto-produzione di ortaggi “nostrani” sta diventando sempre di più una moda, anche per il desiderio di consumare cibi più naturali, senza dimenticare i prezzi ormai esorbitanti della verdura. Unico inconveniente non da poco è l’inquinamento dell’aria delle nostre città: pertanto, visto che le verdure vengono semplicemente lavate con acqua o al massimo con bicarbonato di sodio, meglio sarebbe prevenire l’accumulo di sostanze inquinanti su foglie e frutti coprendoli con teli sottili di tessuto non tessuto (TNT), in grado di filtrare gran parte delle sostanze nocive, lasciando filtrare invece acqua e raggi solari.


Realizzazione
Per realizzare una piccola coltivazione sul proprio balcone in grado di fornire una discreta produzione di ortaggi, basterebbe per esempio riservare il fronte della balconata alle piante da fiore e lo spazio interno a ridosso dei muri, agli ortaggi in vaso, prestando molta attenzione al fatto che il muro non si riscaldi troppo e vada ad ustionare le piante. Se si dispone di balconi di grandi dimensioni, possono essere adottate soluzioni diverse, come per esempio i cassoni di 1 metro di lunghezza per 1 metro di larghezza, che costituiscono una vera e propria aiuola e permettono la coltivazione di più specie


Coltivazione
La prima operazione è la preparazione dei vasi che dovranno contenere dapprima argilla o ghiaietto sul fondo e quindi terriccio. E’ possibile utilizzare anche normale terra da orti al posto del terriccio universale in sacchi presente in commercio. Al terriccio è consigliabile aggiungere un po’ di sabbia grossolana (circa il 10- 15%), perché gli ortaggi prediligono substrati ben drenanti, senza dannosi ristagni idrici. I vasi da utilizzare possono essere di due tipi: in plastica o in terracotta; questi ultimi più adatti alla coltivazione perché permettono la traspirazione e mantengono più fresco il terriccio. Il vantaggio dei vasi in plastica è rappresentato dal minor peso, molto comodo se sono necessari frequenti spostamenti per semine (come per l’insalata) o per riparare le piante da temporali estivi.
I vasi posso avere diverse forme e dimensioni: quelli di diametro piccolo potranno essere utilizzati per singole piante (per esempio le aromatiche timo e menta), ma in genere sono da sconsigliarsi perché occupano più spazio e necessitano di più frequenti apporti di acqua; meglio sarebbe utilizzare contenitori più grandi di forma quadrata o rettangolare, dove più piante potranno essere sistemate. E’ possibile sistemare in un unico contenitore alcune piante aromatiche, come il timo e il dragoncello, magari sistemandole alla base di pomodori o zucche, così da favorire il mantenimento dell’umidità del terreno. Per risparmiare e utilizzare al massimo lo spazio, potrebbero essere impiegate le cassette della frutta (quelle di legno da ortolano), per coltivare nello stesso spazio: insalata, fragole e ortaggi a radice corta. Le cassette dovranno essere foderate con un film plastico, bucherellato sul fondo e riempito poi di terriccio. Per alcune piante perenni come per esempio il rosmarino e la salvia, sarebbe opportuno prevedere vasi di maggiori dimensioni, perché queste piante vivono diversi anni. Per quanto riguarda le dimensioni dei vasi, in generale si può pensare a contenitori di almeno 40 x 40 cm, mentre la profondità è importante per permettere un’adeguata crescita; per esempio per le piante ad elevato sviluppo fogliare, come le zucchine e i pomodori, bisogna impiegare vasi profondi, mentre in quelli di 20-25 di terra crescono rachitiche e sofferenti. Per questo tipo di piante, la profondità consigliata è di circa 40 cm di terra, che significa un vaso da almeno 50 cm di altezza. Altro parametro molto importante è la densità di semina e quindi di sviluppo, che per quanto elevata non dovrebbe mai superare una certa soglia, tenendo presente che una certa vicinanza delle piante favorisce il mantenimento di un’adeguata umidità e frescura. Per iniziare, si consiglia di partire con un vaso di piante aromatiche e uno di pomodori, da sistemare vicini al muro per sfruttare la parete come sostegno (stando attenti a non far ustionare le piante, quindi controllare sempre la
temperatura del muro, anche solo appoggiando una mano). Al posto dei pomodori si potrebbero piantare anche melanzane o peperoni, ma dalla mia esperienza, i pomodori sul balcone sono la migliore coltura da utilizzare, anche perché più semplici da coltivare. Possibile anche piantare le zucchine: per esempio, in un vaso da 50 cm, possono crescere bene un paio di piantine. Molto importante sarà la messa a dimora delle piantine: il cui periodo ottimale è tra la fine di marzo e la fine di aprile (meglio di sera, dopo il tramonto), quando temperatura e umidità sono ideali. Per le colture orticole da balcone è da preferire il trapianto alla semina, che da minor certezza di germogliazione. Gli apporti idrici dovranno essere frequenti, ma mai troppo abbondanti e variabili a seconda dello stadio di sviluppo della pianta (maggiori quando è in forte crescita). L’irrigazione non dovrà mai essere a pioggia, ma dovrà essere sul terreno e preferibilmente sui bordi, questo perché permetterà all’acqua di bagnare lentamente il terriccio intorno alle radici, senza creare shock termico alle piante. Nel periodo di piena produzione, se dovessero mancare le piogge, sarà necessario irrigare tutti i giorni, sempre di sera, dopo il tramonto: in questo modo le piante verranno meno sollecitate e avranno tutta la notte per assorbire acqua. Meglio lasciare riposare l’acqua nell’annaffiatoio alcune ore in modo che raggiunga la temperatura dell’ambiente (mai irrigare con acqua fredda, come spesso è l’acqua del rubinetto). La concimazione dovrà essere dosata e calibrata, questo perché un eccesso potrebbe danneggiare le radici delle piante. Per un adeguato apporto di elementi nutritivi, si consiglia di mescolare al substrato, del terriccio di lombrico, che può essere impiegato per qualsiasi coltura. I concimi liquidi necessitano una maggior attenzione nell’utilizzo, in quanto basta un dosaggio leggermente sbagliato per provocare danni gravi all’apparato radicale delle piante. Possono essere usati tranquillamente anche i concimi minerali in granuli, molto facili da reperire e da utilizzare. In generale le cure e la lotta ai parassiti e alle malattie, sono quelle dell'orto comune, anche se, in genere, le piante sul balcone presentano meno problemi parassitari e di malattie.



Gli attrezzi
L’attrezzatura necessaria sarà minore rispetto ad un orto normale: quella minima dovrà comprendere i guanti, una zappetta e una piccola pala, uno o più contenitori in plastica, un annaffiatoio.


martedì 29 agosto 2023

Blockchain in agricoltura

La blockchain nel settore agrifood

La realizzazione della Blockchain nel settore agroalimentare anche a livello di produzione di materia prima: agricoltura e allevamento, sta crescendo con numeri interessati. Lungo la filiera agri food, sempre più player guardano con interesse alla Blockchain, principalmente per marketing e comunicazione (54% dei casi), ma nel 47% anche per una maggiore efficienza nei processi di gestione e coordinamento della supply chain, mentre per un 26%, viene utilizzata per un controllo dei processi al fine di migliorarne la sostenibilità. 

Circa il 13% dei progetti aperti in questo settore, lavorano per rendere più efficaci ed efficienti le procedure legate al richiamo dei prodotti in caso di criticità e recall interni o da parte da parte delle autorità sanitarie. (https://www.osservatori.net/it/ricerche/comunicati-stampa/agroalimentare-italiano-mercato)

La trasparenza e la logica di immutabilità dei dati, contemporaneamente alla condivisione delle informazioni lungo l’intera filiera, sono i principali benefici su cui poggia l’intera tecnologia, unitamente alla rapidità nel reperire le indicazioni di ciascun prodotto gestito lungo la filiera, garantendo allo stesso tempo il consumatore sulla trasparenza di quanto riportato.dicazioni di ciascun prodotto gestito lungo la filiera, garantendo allo stesso tempo il consumatore sulla trasparenza di quanto riportato.



Cos’è la blockchain

La blockchain (in italiano: blocchi concatenati) è una struttura dati che consiste in elenchi crescenti di record, denominati "blocchi", collegati tra loro in modo sicuro utilizzando la crittografia (tecnica di rappresentazione di un messaggio in una forma tale che l'informazione in esso contenuta possa essere recepita solo dal destinatario - https://www.treccani.it/enciclopedia/crittografia/). 

Ogni blocco contiene un algoritmo matematico chiamato hash, che mappa dei dati di lunghezza arbitraria in modalità crittografiica del blocco precedente, un time stamp e dati di transazione. Poiché ogni blocco contiene informazioni sul blocco precedente, questi formano effettivamente una catena con ogni blocco aggiuntivo che si collega a quelli precedenti. Di conseguenza, le transazioni blockchain sono irreversibili in quanto, una volta registrate, i dati in un determinato blocco non possono essere modificati retroattivamente senza alterare tutti i blocchi successivi.

La blockchain rientra nella più ampia famiglia dei registri distribuiti (distributed ledger), ossia sistemi che si basano su un registro replicato, condiviso e sincronizzato tra più soggetti presenti in molteplici luoghi, ma comunque appartenenti alla medesima entità. Nel caso della blockchain non è richiesto che i nodi coinvolti conoscano l'identità reciproca o si fidino l'uno dell'altro perché, per garantire la coerenza tra le varie copie, l'aggiunta di un nuovo blocco è globalmente regolata da un protocollo condiviso. Una volta autorizzata l'aggiunta del nuovo blocco, ogni nodo aggiorna la propria copia privata. La natura stessa della struttura dati garantisce l'assenza di una sua manipolazione futura.

Le caratteristiche che accomunano i sistemi sviluppati con le tecnologie della blockchain e dei registri distribuiti sono: digitalizzazione dei dati, decentralizzazione, disintermediazione, tracciabilità dei trasferimenti, trasparenza/verificabilità, immutabilità del registro e programmabilità dei trasferimenti. Grazie a tali caratteristiche, la blockchain è considerata pertanto un'alternativa in termini di sicurezza, affidabilità, trasparenza e costi alle banche dati e ai registri gestiti in maniera centralizzata da autorità riconosciute e regolamentate quali pubbliche amministrazioni, banche, assicurazioni, intermediari di pagamento, ecc.. (da Wikipedia - https://it.wikipedia.org/wiki/Blockchain)


I vantaggi in agricoltura

Al giorno d’oggi chi produce, chi trasforma, chi distribuisce, chi vende e chi consuma, sono sempre più legati da interessi comuni che sono la trasparenza e la sicurezza, pertanto, agricoltura e tecnologia, anche se formalmente sembrano due mondi molto lontani, sono nella realtà sempre più interconnessi, dunque una tecnologia articolata come la blockchain può avere vari ambiti di applicazione sempre più importanti anche nel settore agroalimentare.

Le applicazioni pratiche più rilevanti per il mondo agricolo e che sono già oggi una realtà, sono diverse, le principali sono:

  • immediatezza nei pagamenti da parte dell’assicurazione verso l’imprenditore agricolo qualora si verificassero danni da calamità naturali; 
  • monitoraggio e controllo di progetti relativi alla reale sostenibilità ambientale legati a contributi e in ogni caso a garanzia delle corrette applicazioni richieste in tale ambito; 
  • garanzia sulle registrazioni di proprietà sull’acquisto di terreni; 
  • controllo capillare sulla reale provenienza dei prodotti al fine di combattere il commercio illegale a garanzia della filiera e degli stakeholder; 
  • trasparenza e regolarità lungo la filiera sia in termini di sicurezza e salubrità che in termini di efficientamento dei processi.

Attraverso una piattaforma verticale basata sulla tecnologia blockchain, il produttore inserirà per primo tutte le informazioni che riguardano il prodotto che intende commercializzare, successivamente in funzione degli altri “attori” coinvolti lungo la filiera, verranno aggiunti dati su eventuale lavorazione e trasporto fino ad arrivare alla commercializzazione del punto di vendita. 

Il sistema tenendo conto di tutti i dati inseriti nei vari passaggi con le modalità viste nel paragrafo precedente, porterà con sé tutte le informazioni complete circa il prodotto venduto a garanzia che nessun anello della catena possa essere manipolato nei vari step.  

Le indicazioni finali che il consumatore potrà consultare, potrebbero essere in vari formati: testuali, fotografici e addirittura in alcuni casi anche video (vi sono programmi collegati ad apposite APP che lo consentono).

La presenza inoltre di QR code, identificatori radio (RfID) o tag per Nfc (near-field communication), consentono anche di legare un’informazione specifica destinata a uno solo degli attori coinvolti lungo la filiera, come per esempio da cliente a venditore, oppure non essere proprio visibili, perché inutili all’acquirente finale o a chi trasporta la merce.



Le possibili difficoltà

La blockchain come tutte le tecnologie, se ben utilizzata può essere un valore aggiunto per l’imprenditore agricolo moderno, creando sicuramente nuove opportunità, tuttavia presenta anche dei limiti e criticità, i più importanti sono:

  1. carenza legislativa specifica, lavorando in un mercato ormai globale, all’interno di questo sistema peer-to-peer, non è ancora presente un ente regolatore che possa uniformare e disciplinare standard legali; 
  2. visto anche il punto precedente, queste nuove tecnologie possono generare confusione e rallentare i vari processi all’interno delle aziende, nonché generare una potenziale minaccia a livello informatico, questo soprattutto in ambito agricolo ove le dimensioni delle aziende non consentono investimenti ingenti in termini di sicurezza informatica;
  3. possibili incompatibilità con i sistemi IT già esistenti nelle varie aziende agricole, da qui investimenti tecnologici per adeguarsi a questa tecnologia;
  4. lentezza delle transazioni perché ogni transazione prima di essere validata deve essere controllata da tutta la rete (ci vogliono circa 10 minuti) affinché non violi nessuna norma e venga crittografata in modo indelebile;
  5. enorme consumo energetico per ogni transazione.

Nonostante le criticità inevitabili di fronte a una nuova tecnologia, a mio parere, una moderna azienda agricola che vuole operare su un mercato sempre più complesso e dinamico, dovrebbe prendere in considerazione la possibilità di utilizzare e sfruttare la blockchain e i suoi vantaggi che inevitabilmente potrebbero aprire nuove opportunità. 








martedì 27 giugno 2023

Algoritmi in agricoltura

La modernizzazione dell’agricoltura

Secondo uno studio del Politecnico di Milano (https://www.osservatori.net/it/ricerche/comunicati-stampa/agroalimentare-italiano-mercato) negli ultimi due anni l’agricoltura 4.0 ha continuato il suo felice trend di crescita passando dai 540 milioni di euro di fatturato del primo semestre del 2020 a 1,3 miliardi a fine 2020, fino ad arrivare a 1,6 miliardi nel 2021 (+23%), con un impatto sulla superficie coltivata che rappresenta il doppio rispetto all’anno precedente, facendo nel contempo anche lievitare al 60% l’utilizzo di almeno una soluzione tecnologica. 

Leggendo questi dati, si evince chiaramente che l’utilizzo sempre più marcato di tecnologia lungo la filiera, consente indubbiamente un aumento della produttività generale dell’azienda, ma allo stesso tempo dopo un investimento iniziale, anche un abbattimento dei costi nel corso del tempo.

Metà delle soluzioni tecnologiche utilizzabili in agricoltura quali: sensori collocati nei campi o sui trattori, sistemi di gestione per l’irrigazione e fertilizzazione mirata, droni, algoritmi di big data analysis, app di supporto decisionale ma anche logistica controllata, smart packaging ed etichette intelligenti e altre soluzioni specifiche per singole filiere, sono applicabili per la maggior parte delle aziende con indirizzi produttivi diversi.

Lavorando sull’innovazione, i vantaggi tangibili immediati per l’imprenditore vanno dalla raccolta di informazioni e dati aggiornati, al controllo delle merci in tempo reale, alla sincronizzazione temporale tra produzione e vendita, fino a rendere più efficiente la gestione della supply chain in un ecosistema più sostenibile e consapevole



Cos’è un algoritmo

In matematica e informatica un algoritmo è la specificazione di una sequenza finita di operazioni (dette anche istruzioni) che consente di risolvere tutti i quesiti di una stessa classe o di calcolare il risultato di un'espressione matematica. Un algoritmo deve essere:

  • finito: costituito da un numero finito di istruzioni e deve sempre terminare;
  • deterministico: partendo dagli stessi dati in ingresso, si devono ottenere i medesimi risultati;
  • non ambiguo: le operazioni non devono poter essere interpretate in modi differenti;
  • generale: deve essere applicabile a tutti i problemi della classe a cui si riferisce, o ai casi dell'espressione matematica.

L'algoritmo è un concetto fondamentale dell'informatica, anzitutto perché è alla base della nozione teorica di calcolabilità: un problema è calcolabile quando è risolvibile mediante un algoritmo. Inoltre, l'algoritmo è un concetto cardine anche nella fase di programmazione dello sviluppo di un software: preso un problema da automatizzare, la programmazione costituisce essenzialmente la traduzione o codifica di un algoritmo per tale problema in programma, scritto in un certo linguaggio, che può essere quindi effettivamente eseguito da un calcolatore rappresentandone la logica di elaborazione. (da Wikipedia - https://it.wikipedia.org/wiki/Algoritmo)





Perché gli algoritmi in agricoltura

Il mercato dell’agricoltura attuale, deve relazionarsi con il contesto odierno sempre più in evoluzione e con variabili costantemente diverse, quali ad esempio la scarsità d’acqua e di risorse naturali, la limitazione di terreni coltivabili, i cambiamenti climatici, nonché una sostenibilità di filiera e di processi produttivi. Di fronte a queste sfide, l’imprenditore agricolo deve effettuare scelte di management sempre più versatili e tecnologiche che passano da sistemi di coltivazione intelligenti a gestioni zootecniche automatizzate e in generale ad applicazioni di analisi meccanizzate che siano in grado di gestire informazioni mediante big data e cloud. Per esempio, nell’agricoltura di precisione, le colture possono essere trattate applicando una quantità variabile di fattori quali l’acqua per l’irrigazione, la fertilizzazione e l’applicazione di prodotti fitosanitari in funzione alle effettive esigenze di ciascuna porzione di suolo, tutto ciò mediante un elaborazione di dati che, con l’ausilio di algoritmi, ricevendo informazioni da sensori di campo e previsioni meteo, sono in grado di aumentare l’efficienza, la resa e la qualità del prodotto, abbassando nel contempo l’impatto sull’ambiente e i costi di produzione.

Un altro aspetto importante è l’apprendimento automatico, ossia mediante l’utilizzo di algoritmi chiamati deep learning (apprendimento profondo indica quella branca dell’intelligenza artificiale che fa riferimento agli algoritmi ispirati alla struttura e alla funzione del cervello, chiamati reti neurali artificiali - https://www.ai4business.it/intelligenza-artificiale/machine-learning/deep-learning-cose/), i quali attraverso una mole imponente di dati (anche di decenni) sul campo, sono in grado di analizzare una serie di informazioni come le rese produttive, le criticità meteorologiche intercorse nel tempo e in generale tutte quelle indicazioni utili a costruire un modello matematico di probabilità che consenta all’agricoltore di effettuare diverse valutazioni per ponderare al meglio scelte imprenditoriali di produzione e di management.

Per quanto riguarda la gestione zootecnica, l’automazione mediante algoritmi, fornisce previsioni e stime accurate circa i parametri di allevamento utili a ottimizzare l’efficienza economica dei sistemi di produzione del bestiame come per esempio la stima della produzione di carne o di latte ad una certa data, consentendo così agli agricoltori di lavorare sull’alimentazione e le altre condizioni utili per arrivare ad un certo obiettivo stabilito. Inoltre, anche l’aspetto del benessere animale può essere meglio gestito, in quanto attraverso classificatori comportamentali si possono collegare vari segnali quali la masticazione per una eventuale necessità di cambiamento della nutrizione, il movimento, tra cui lo stare in piedi e muoversi, nutrirsi e bere, così da poter valutare lo stress a cui l’animale viene esposto affinché l’allevatore possa intervenire in tempo per evitare l’insorgere di malattie o altre a criticità che potrebbero verificarsi.



Principali ostacoli e criticità

Le principali difficoltà che un imprenditore agricolo si trova ad affrontare oltre ai costi di acquisto di determinate tecnologie ancora elevate, sono le criticità di connessione in alcune zone ancora non ben efficientate, la spesa energetica che oggi giorno è sempre più una voce importante nei bilanci delle aziende, la sicurezza tecnologica (cyber security) che è ormai diventata sempre più preponderante.

Per lavorare in ambiente di smart farming (macchine intelligenti) in grado di elaborare dati e svolgere compiti anche in autonomia, serve poter accumulare e stoccare una considerevole mole di informazioni che lasciano aperto un punto critico: la loro gestione.

Le informazioni sono il bene più prezioso in una società interconnessa e non restano quasi mai all’interno dell’azienda che li produce, in quanto finiscono su server di proprietà di aziende tecnologiche che le raccolgono (cloud), spesso all’estero, generando quindi una criticità in termini di sicurezza.

Dati sensibili che però nella maggior parte degli Stati che utilizzano queste nuove forme tecnologiche, non hanno ancora una normativa specifica che ne disciplini la raccolta e l’utilizzo, per questo motivo sarà importante che in un futuro prossimo i vari legislatori intervengano per garantire chiarezza e trasparenza in materia.









giovedì 13 aprile 2023

HUMUS E SOSTANZA ORGANICA

Spesso i termini humus e sostanza organica vengono utilizzati come sinonimi, tuttavia si tratta di un errore. La sostanza organica del terreno è costituita da due parti principali suddivise in “labile”, ossia formata da composti organici di base come gli zuccheri, peptidi, proteine enzimatiche e acidi nucleici (che possono essere presenti liberi nel terreno) e parte “stabile”, cioè l’humus. 
L’humus detto anche componente di valore, è in grado di migliorare le caratteristiche fisiche e strutturali, chimiche e biochimiche del suolo con funzioni parzialmente nutrizionali e importanti come le attività microbiche.



La sostanza organica

La sostanza organica del suolo è l'insieme dei composti organici presenti nel terreno di origine sia animale che vegetale, questo agglomerato eterogeneo sotto diversi aspetti, è in gran parte compreso fra i costituenti della frazione solida ed è prevalentemente di origine biologica.

La sostanza organica non s'identifica a rigore nell'humus, anche se spesso si tende ad usare i due termini come sinonimi.

È presumibile che una dotazione elevata di sostanza organica non si accompagni necessariamente ad un tenore elevato in humus con riflessi fondamentali sulle proprietà chimiche del terreno; tuttavia, un suolo può essere soggetto ad un intenso accumulo di sostanza organica non decomposta a causa di una stentata umificazione o, al contrario, vedere una mineralizzazione rapida e intensa, che sottrae gran parte della sostanza organica ai processi finali dell'umificazione. Queste tendenze sono regolate da molteplici fattori, i più rilevanti sono:

  • condizioni climatiche legate alle precipitazioni, alla temperatura e, eventualmente, al loro decorso stagionale;
  • potenziale di ossidoriduzione del terreno;
  • attività biologica e composizione della biocenosi (in ecologia il termine biocenosi derivante dal greco indica la comunità delle specie di un ecosistema che vive in un determinato ambiente) edafica;
  • il rapporto C/N della sostanza organica indecomposta.

La sostanza organica vegetale nel terreno è soggetta all’attività degli organismi viventi del suolo attraverso processi di decomposizione, fermentazione e trasformazione, fino al conseguimento dell’humus. 

Il principale componente della sostanza organica è il carbonio, che forma vari composti con l’ossigeno, l’idrogeno ed anche con l’azoto, il fosforo e lo zolfo, più composti inorganici come le ceneri. 

I residui vegetali e animali immessi nel terreno come per esempio la paglia, le stoppie, gli stocchi e il letame, saranno soggetti in tempi più o meno brevi, a complessi fenomeni biologici di carattere fisico-chimico di trasformazione da queste sostanze in humus, per arrivare poi al loro disfacimento; questi processi di trasformazione della sostanza organica prendono il nome di umificazione e mineralizzazione. 



Scorcio di terreno agrario fertile in una prosa di orto circolare



L’humus

L'humus è un componente chimico del terreno, pedologicamente omogeneo, di colore bruno e formato da prodotti di vario grado di polimerizzazione, frutto della degradazione e rielaborazione della sostanza organica della terra. È un complesso di sostanze organiche presenti nel suolo e rappresenta la parte più attiva sotto l'aspetto chimico e fisico della sostanza organica del terreno, interagisce con la frazione minerale e con la soluzione circolante influenzando le proprietà chimiche e fisiche della terra. 



Humus nel terreno di orto circolare con residuali vegetali in decomposizione


Il colore scuro del terreno superficiale è dato dalla presenza di humus, ossia il prodotto della materia animale e vegetale morta (nella fattispecie vegetale), decomposta e trasformata dai microrganismi del suolo. Oltre ad essere ricco di azoto, elemento indispensabile alla vita delle piante, l’humus ha un elevato potere assorbente, trattiene acqua e calore, creando le condizioni adatte alla vita della pedofauna presente (lombrichi in primis). Un’altra importante peculiarità è quella di svolgere una complessa funzione regolatrice sulla fertilità del terreno, la quale non sarebbe possibile senza la sua presenza. 


Per concludere possiamo affermare che la sostanza organica svolge un ruolo chiave nel mantenimento dell’equilibrio ecologico del terreno, rispettare tale equilibrio significa per preservarne la fertilità.






martedì 28 febbraio 2023

Perché fare l'orto

Con il termine orto si indica di solito un appezzamento di terreno dal quale, a seguito di lavorazione, si ricavano vegetali e funghi commestibili - dietologicamente, gastronomicamente e commercialmente noti come frutta e verdura oppure ortaggi - officinali, tessili ed ornamentali nonché mutuali. (https://it.wikipedia.org/wiki/Orto) 


L’orto è una passione che può essere alla portata di tutti, per ottenere dei buoni risultati richiede solo alcune accortezze, buona volontà e soprattutto costanza, perché coltivare verdure può rivelarsi più semplice di quel che si crede.

Lavorare un appezzamento o un semplice balcone, per iniziare, serve anche per avvicinarsi alla “terra” e comprendere che i ritmi della natura, essendo diversi da quelli imposti dall’uomo, ben si conciliano con il fisico, perché più adeguati al benessere sociale della persona; inoltre, mantenere la biodiversità orticola ed evitare la perdita di numerose varietà autoctone, è fondamentale tanto quanto l’aspetto produttivo. 

Fare un orto è anche un’attività soddisfacente ed educativa, adatta pure come esperienza utile per i bambini, oppure per la riabilitazione in ortoterapia. Chiunque abbia un piccolo appezzamento di terreno, ma anche un semplice balcone, passione per l’ambiente e la natura, può farlo.

Sul web e in libreria, sono presenti diversi libri sull’ orto biologico, biodinamico, sinergico, biointensivo, tradizionale e in generale sulla coltivazione e i suoi metodi, questo manoscritto invece,  vuole essere un percorso che, diversamente da quanto già presente in commercio, non aspira a ripercorrere gli stessi contenuti e le stesse forme di comunicazione, ma cerca attraverso i principi cardine della coltivazione senza residui chimici, che potremmo definire biologica con principi sinergici, di utilizzare pratiche agronomiche e concetti base di economia circolare, fornendo elementi chiari per approcciarsi all’orto in maniera differente. 

Cercare di dare contenuto ai sogni e alle passioni è sempre difficile; tuttavia, in questo libro, cerco attraverso un linguaggio comprensibile, di fornire elementi chiari a tutti coloro che vogliono coltivare un orto naturale (io definisco bioorto) attraverso dei principi di circolarità (da economia circolare) che consenta di avere le basi per autoprodurre in maniera semplice e sana ortaggi naturali.

L’obiettivo di questo manoscritto è quello di trasmettere concetti tecnici di orticoltura mediante elementi di economia circolare legati al recupero e al riciclo, nel tentativo di valorizzare anche quegli aspetti che inevitabilmente finirebbero il proprio ciclo produttivo come scarto. Adatto ad appassionati e principianti, nelle pagine di questo manuale troverete consigli per una coltivazione in pieno campo inteso come appezzamento di terra per chi avesse la possibilità di avere terreno, oppure per coloro che non avessero l’opportunità di coltivare in un’apposita area orticola, indicazioni per operare sul balcone di casa. 

Dopo aver letto questo libro, per chi fosse alle prime armi, si avranno informazioni necessarie per poter iniziare a coltivare il proprio orto, mentre, per chi fosse già esperto, si potranno avere visioni diverse di coltivazione rispetto alle metodologie tradizionali.

In questo manoscritto saranno fornite le nozioni base di Agronomia, Chimica del terreno, Ecologia e di difesa vegetale, che permetteranno di approcciare la coltivazione orticola in maniera naturale e nel rispetto dell’ambiente, così da avere ortaggi autoprodotti sani e salubri. Saranno altresì forniti concetti base di economia circolare, che applicati all’orticoltura, daranno la possibilità da una parte di vedere il ciclo produttivo dell’orto attraverso una visione di risorse e non di scarti, dall’altra approfondire nozioni di economia che potrebbe poi essere applicato in moltissime situazioni di vita comune.

Vi saranno esempi utili e laddove possibile, anche fotografie, basate sulla mia esperienza e sui miei studi che consentiranno di poter applicare in pratica i concetti esplicati nei vari capitoli.


Per chi volesse seguire un corso sull'orto naturale attraverso la logica della circolarità mediante una coltivazione basata sul recupero e il riciclo, attraverso conoscenze di base di chimica, agronomia, patologia vegetale, concimazione, consociazione e rotazione delle colture orticole. Qui trovate il mio corso




Agr.Dott. Mauro Bertuzzi



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martedì 17 gennaio 2023

Il Pesce

Definizione ed evoluzione

Il termine pesce viene comunemente utilizzato per indicare tutto ciò che proviene dall’ambiente acquatico, nella realtà però, dal punto di vista scientifico, il nome pesce, sta ad indicare tutti i vertebrati acquatici dotati di branchie e pinne; distinguibili per la loro struttura fisica, dai molluschi e dai crostacei. 

Fin dagli albori dell'umanità, questo “vertebrato acquatico”, ha rappresentato un'importante e soprattutto variabilissima fonte di sostentamento. Vi sono delle teorie che fanno risalire alla presenza di primi insediamenti umani nelle immediate vicinanze di mari o corsi d'acqua, perchè il pesce, facilmente catturabile, rappresentava la più importante forma di cibo.

Nel corso del tempo l'uomo ha poi imparato a sfruttare al meglio i prodotti ittici, e proprio nell'ultimo secolo si sono anche sviluppate politiche della pesca, capaci da una parte di aumentare la quantità del pescato e dall'altra hanno cercato di preservare pesci troppo giovani e rispettare i tempi di riproduzione. 

Tuttavia sono miliardi gli esseri umani che dipendono dal mare e dalle sue “peculiarità”, pertanto nel corso degli anni, per svariati motivi, fra cui una politica globale assolutamente non adeguata, hanno portato ad un impoverimento dei mari e dei fiumi; purtroppo solamente negli ultimi decenni si è arrivati ad avere una “coscienza ecologica” e a capire anche l'importanza della biodiversità acquatica, istituendo in questo modo, riserve di pesca, incentivando allevamenti di acquacoltura e proibendo l'uso di reti a strascico se non per particolari prodotti ittici. Ancora oggi vi sono però zone del mondo, ed in particolar modo alcune nazioni, che dipendono da specie marine per la quasi totalità della loro dieta alimentare, determinando per questo motivo, una pesca molto intensa, così da sfruttare sempre più la quasi totalità del mare mondiale, concorrendo in questo modo a portare l’estinzione di alcune specie marine come determinati squali, cetacei (mammiferi a rischio di estinzione) e il pesce palla (fugu); peraltro quest’ultimo se non trattato a dovere, a causa della presenza di neurotossina e tetradotossina in alcuni suoi organi, se ingerito, può portare alla morte.



L’importanza nutizionale 

Il pesce da sempre ha rappresentato un tassello fondamentale nell’alimentazione dell’uomo, diventando con il passare del tempo, sempre di più un cibo cardine della dieta, questo grazie alle sue ottime qualità nutrizionali dovute a proteine di alto valore biologico, acidi grassi insaturi (tra cui gli omega-3), sali minerali (fosforo, iodio, selenio), vitamine (A, D e B ) e la ridotta quantità di tessuto connettivo (elevata digeribilità). Tutto ciò ha fatto si che questo alimento, sia diventato molto importante dal punto di vista nutrizionale per gran parte dei regimi alimentari di tutto il mondo.


Classificazione biologica, nutrizionale e di conservazione

In base a criteri diversi, il pesce può essere classificato in diversi modi: 

  • biologico, in funzione dell’habitat dove vive;
  • nutrizionale in relazione al contenuto di grassi presenti nelle carni;
  • conservazione a seconda delle modalità utilizzate.

Dal punto di vista biologico in funzione dell’habitat si possono così suddividere: 

  • pesci di mare: vivono in mare aperto e rappresentano la gran parte delle specie esistenti;  
  • pesci di acqua dolce: vivono nei fiumi oppure nei laghi (acque dolci) e rappresentano una parte minima delle varie specie esistenti; 
  • pesci di acque miste: vivono in ambienti in cui esiste una mescolanza tra i due tipi di acqua, per esempio in corrispondenza delle foci dei fiumi o nelle lagune costiere; 
  • pesci migratori: che compiono delle migrazioni passando parte della loro vita in acque dolci e parte in quelle salate.

In relazione alle caratteristiche nutrizionali ed in particolare in base al contenuto di grassi presenti nelle carni, si distinguono: 

  • pesci magri: caratterizzati da un contenuto di grassi inferiore al 3% (sogliola, orata, rombo, merluzzo, luccio, palombo, cernia); 
  • pesci semigrassi: con un tenore di lipidi del 3-9%: (acciuga, dentice, carpa, tonno, trota, pesce spada, sardina, triglia, sarago, cefalo); 
  • pesci grassi: che contengono più del 9% di lipidi (anguilla, sgombro, salmone). 

Quest’ultima è una suddivisione empirica, in quanto il contenuto di grassi presenti nelle carni, può variare molto sia in funzione dell’età che del ciclo biologico della specie.

In funzione del tipo di conservazione si possono così raggruppare: 

  • pesce fresco: alimento che non ha subito processi di congelazione o surgelazione; pertanto per essere così classificato, la carne deve avere una consistenza soda, compatta ed avere branchie rosse e scaglie lucenti, l’occhio poi deve essere vivo e l’odore deve essere gradevole e non intenso. Il pesce fresco va conservato nella parte più fredda del frigorifero e consumato entro 24-48 ore massimo (se ben conservato ed in relazione alla specie) dall’acquisto per apprezzarne al meglio le proprietà organolettiche e nutrizionali; 
  • pesce congelato: alimento ottenuto mediante un procedimento attraverso il quale la parte centrale del prodotto raggiunge la temperatura di –18°C; esternamente viene poi protetto da uno strato di ghiaccio chiamato glassatura che lo preserva dall’ossidazione. Per la conservazione occorre prestare attenzione alle modalità che sono indicate nella confezione; 
  • pesce surgelato: alimento che viene sottoposto ad un trattamento di abbattimento della temperatura che porta il prodotto in poco tempo alla T di -18°C in tutte le sue parti. Anche in questo caso è prevista la glassatura e le indicazioni per la sua conservazione devono essere anch’esse illustrate in etichetta. Se la conservazione viene effettuata in maniera corretta, il pesce surgelato preserva intatte le sue proprietà organolettiche e rappresenta una buona alternativa al prodotto fresco. 
  • pesce conservato: alimento che mediante una serie di tecniche diverse, viene modificato sia dal punto di vista nutrizionale che di conservazione: 
  • salatura, può essere effettuata sia a secco che in umido, si utilizza per acciughe, sardine, sgombri, merluzzi;
  • essiccazione, può avvenire sia naturalmente per esposizione all’aria oppure artificialmente in apposite camere, viene utilizzata soprattutto per la conservazione di pesci magri; 
  • affumicatura, il pesce viene salato, essiccato e poi intriso con fumo derivante dalla combustione del legno; è un trattamento che si usa per salmone, aringhe, sardine e merluzzo;
  • inscatolamento, alla carne viene aggiunto l’olio oppure una soluzione salina dopo essere stato precedentemente lavato, cotto e asciugato; utilizzato per tonno, sardine, alici e sgombro.


L’ambiente e i relativi problemi 

La pesca intensiva sviluppata negli ultimi secoli ad opera dell'uomo, è stata una delle principali cause che hanno messo in pericolo la vita dei pesci nelle acque. L’eccessivo pescato, infatti, ha portato al collasso di alcune specie ittiche (chiamate stock), che negli ultimi anni, non più sono in grado di riprodursi tanto velocemente da rimpiazzare gli esemplari sottratti. In questo modo si è generata un'estinzione commerciale, che oltre a causare problemi ambientali ha comportato l'estinzione di alcuni stock ittici non più in grado di sostenere una pesca economicamente vantaggiosa.

In alcune nazioni tropicali, avviene spesso una cattura indiscriminata per l'acquariofilia, principalmente per specie che non si riproducono in cattività o per le quali l'allevamento è meno conveniente della pesca. Se nelle acque dolci il problema è meno evidente, lungo le barriere coralline questo problema è molto visibile, in quanto molti pescatori locali usano spruzzare una soluzione di cianuro per stordire i pesci e di conseguenza catturarli; questa pratica oltre a mettere a rischio la vita del pesce, spesso provoca la moria di polipi dei coralli che si trovano nelle immediate vicinanze.

Anche l'introduzione di specie estranee all’interno di un’habitat marino “ecologicamente in armonia”, costituisce un pericolo per le specie ittiche già presenti; uno dei casi più studiati ed eclatanti, fu l'introduzione nel Lago Vittoria in Africa del persico del Nilo (Lates niloticus). Questo predatore inserito volontariamente nel lago, per sostenere la pesca delle popolazioni locali, causò in seguito alla fuoriuscita di alcuni esemplari dagli stagni in cui venivano allevati e studiati, l’eliminazione di tutte le popolazioni di ciclidi endemiche (specie ittiche presenti in Africa) ed esclusive del lago Vittoria, causando danni sia all'ecosistema, sia alle popolazioni umane; dopo l'introduzione della specie, si osservò un calo di circa l'80% del pescato. Inoltre, il persico eliminò anche i predatori naturali di un mollusco che costituisce uno degli ospiti intermedi dei platelminti (organismi presenti in ambiente marino) responsabili della schistosomiasi, una malattia mortale per l'uomo se non curata in tempo.

Tra i pericoli naturali dei pesci, vi possono essere dei casi di parassitosi da parte di crostacei, molluschi e vermi; inoltre, vi possono essere anche molte malattie che tanto quanto tutte le altre classi animali e vegetali, possono colpire anche questi animali acquatici che, tuttavia, in natura è difficile osservare, in quanto la selezione naturale fa sì che questi pesci malati, spesso vengano eliminati dai lo predatori naturali

Un'altra minaccia alle popolazioni ittiche viene dall'inquinamento delle acque; nel corso dell'ultimo secolo l'eccessiva industrializzazione, l'aumento della popolazione e il conseguente aumento degli scarichi di vario tipo, ha creato forti disagi tra i pesci che se nel migliore dei casi abbandonano il loro habitat, nel peggiore vengono uccisi velocemente da sostanze velenose o cancerogene. Ciò comporta anche il rischio di avvelenare l'intero ecosistema in cui vivono e di vedere in alcuni casi morire l'intero corso d'acqua per eutrofizzazione, nonché aumentare considerevolmente i conseguenti rischi di carattere ambientale e sanitario.

Meno frequenti ma eccessivamente disastrose, sono le perdite di petrolio in mare dovute ad incidenti alle petroliere o agli oleodotti. Il combustibile per le sue caratteristiche chimico fisiche, tende a ricoprire dapprima la superficie e il fondo poi, soffocando in questo modo con una pesante e tossica coltre nera, tutta la flora e la fauna marina. Purtroppo in caso di incidenti di questa gravità, solo dopo decenni la vita riprende rigogliosa, spesso però con defezioni di alcune specie che muoiono definitivamente, determinando così disequilibri nelle catene alimentari con conseguenti danni per tutto l’ecosistema.